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quarta-feira, 29 de junho de 2011

Sátira 9

«Me na andavo a caso per la via Sacra, com'è mia abitudine, ruminando non so più che sciocchezze, tutto assorto; mi viene incontro un tale che conosco solo di nome, mi afferra la mano e mi dice: «Come va carissimo?». «Bene, almeno per ora», gli rispondo, «e ti auguro tutto ciò che desideri.» Poiché mi si appiccica, lo prevengo: «Ti serve qualcosa?». E lui: «Dovresti conoscermi», dice «somo anch'io uomo di lettere». «E per questo», dico io, «hai tutta la mia stima.» Cercando disperatamente di battermela, ora vado più svelto, ora mi fermo e sussurro non so che cosa all'orecchio del mio servo e il sudore mi cola fino ai calcagni. Beato te Bolano, dicevo tra me e me, che ti fuma il cervello, mentre quello gracidava di qualunque cosa gli venisse in mente, mi illustrava le strade, la città. Notando che non gli rispondevo una parola: «Tu», disse, «hai una maledetta voglia di andartene, lo vedo da un pezzo; ma non c'è niente da fare, ti tengo e non ti mollo: ti verrò dietro da qui fin dove devi andare». «Non c'è ragione», gli rispondo, «che tu faccia un giro così lungo; vado a far visita  a uno che non conosci, che sta lontano, al di là del Tevere, vicino ai giardini di Cesare.» «Non ho niente da fare e camminare mi piace: ti accompagnerò fin là.» Abbasso le orecchie come fa l'asinello avvilito quando gli cala sul dosso un carico troppo pesante. E quello incomincia: «O io mi conosco poco o tu non farai conto dell'amicizia di Visco e Vario più della mia. Chi infatti sa scrivere più versi di me e più alla svelta? Chi danzare più armoniosamente? Nel canto poi sono l'invidia di tutti, persino di Ermogene». Sarebbe stato questo il momento di prenderlo di petto: «Ma non hai una madre o parenti prossimi che debbano aver cura di te?». «Non ho più nessuno, mi sono morti tutti.» «Beati loro. Non rimengo che io: finiscimi, che tanto pende su di me un triste destino, che mi rivelò quando ero ragazzo una vecchia Sabina, scuotendo l'urna delle predizioni: "Questo qui non lo faranno fuori né funstei veleni, né spada nemica, né il dolor di polmoni o la tosse o la podagra che rallenta i passi; un giorno o l'altro lo distruggerà un chiacchierone. Se è furbo, eviti i loquaci appena avrà l'età della ragione"».»

Horácio, Sátiras, I, 9

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