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quinta-feira, 23 de junho de 2011

Sangue Welsungo

«Siegmund e Sieglinde giunsero ultimi, tenendosi per mano, dal piano superiore. Gemelli, erano i più giovani d'età: esili come giunchi, mostravano conformazione infantile nonostante i loro diciannove anni. Lei vestiva un abito di velluto rosso bordò, troppo pesante per la sua figuretta e che ricordava nel taglio la moda del Cinquecento fiorentino. Lui indossava un abito grigio e giacchetta, con cravatta di seta cruda color lampone; i piedi snelli calzavano scarpe di vernice e i bottoni dei polsi erano tempestati di brillantini. La ruvida barba nera era ben rasa, sicché anche il suo volto pallido e magro, dalle scure sopracciglia congiunte, conservava il carattere efebico della corporatura. Il capo era coperto di ricci fitti, neri, che allignavano fin giù sulle tempie e nei quali si apriva a forza una scriminatura laterale. Tra i capelli color castano scuro di lei, spratiti in due bande lisce e basse e raccolti sopra le orecchie, era posato un cerchio d'oro dal quale pendeva sulla fronte una grossa perla, regalo di lui; e una pesante catenella d'oro, regalo di lei, congeva uno dei polsi di lui, sottili como di adolescente. Si somigliavano molto: tutti i due avevano lo stesso naso leggermente schiacciato, le stesse labbra piene e morbidamente  combacianti, gli stessi zigomi prominenti e gli occhi neri e lucidi. Ma soprattutto simili erano le loro mani, lunghe e sottili: simili a tal punto che quelle di lui non si distinguevano da quelle di lei per nessuna caratteristica virile, ma soltanto per il colore un po' più rossiccio. Ed essi le intrecciavano constantemente, senza provar fastidio della loro tendenza ad inumidirsi...

Thomas Mann, Racconti

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