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segunda-feira, 25 de abril de 2011

Valori

«Anche la crisi della sfera dei valori economico-materiali deve essere infatti considerata una particolare manifestazione del crollo del sistema universale dei valori. Che la coscienza comune abbia ormai colto questo nesso è un fatto evidentissimo. Oggi si avverte chiaramente che lo stadio intermedio tra il Non-Più e il Non-Ancora, questo spazio interstiziale in cui la confusione del declino si mescola con la confusione della ricerca, deve diventare il punto do partenza per un nuovo equilibrio spirituale; e si sente la necessità di giungere ad una nuova sistemazione dei valori, ad una nuova armonia dello spirito che ci fornisce criteri certi e razionali per poter stabilire ancora una volta che cosa à valore e che cosa non lo è. Malgrado l'avversione positivistica per le definizioni speculative e teologiche, malgrado la tendenza (alimentata dagli stessi orientamenti positivistici) a fondare i giudizi di valore soprattutto sul sentimento e sull'intuizione, questo è l'obiettivo cui tende l'umanità, un obiettivo platonico perché rappresentato da un razionale sistema di valori al quale si chiede di rendere plausibile il mondo e di fondare i suoi valori su una sistematica razionalità. Il disprezzo con cui l'uomo pratico e l'uomo di scienza guardano alla filosofia non ha impedito la rinascenza nietzscheana cui assistiamo oggi in tutto il mondo e che può essere senz'altro considerata un sintomo estremamente significativo, non tanto per i contenuti morali di Nietzsche (che sotto quest'aspetto à ancora pienamente radicato in un humus borghese ed estetizzante e resta perciò legato al suo tempo) quanto per le esigenze di principio e di metodo che egli ha sollevato, facendo del concetto di valore il nucleo metodologico della filosofia e in modo particolare della filosofia della storia. Ciò che ha mosso Nietzsche (e Kierkegaard non meno di lui) è stata la scoperta, quasi passionale, dell'importanza, oggi ancora difficilmente valutabile in tutta la sua portata, del concetto di valore. Per quanto grandi siano stati il ritardo e la riluttanza con cui la filosofia ufficiale, di orientamento post-kantiano o di altri orientamenti, ha accolto il concetto di valore, sta di fatto che non ha potuto farne meno, mentre tutto testimonia a favore della funzione decisiva che questo concetto (così repentinamente impostosi alla meditazione filosofica) è destinato ad esercitare come possibile ponte tra una speculazione in declino, sopravvissuta a se stessa, e una nuova possibile metafisica. La fortissima tensione tra «bene» e «male» e la polarità quasi insopportabile di tutte le coppie di contrari (tensione e polarità che sono proprie di questa epoca alla quale anzi imprimono una specifica radicalità), la necessità cui soggiaciono gli uomini di accogliere nella loro vita, per poterla vivere, sia i più alti imperativi etici sia gli aspetti più ripugnanti e quasi inconcepibili di una terribile realtà, indicano una direzione agli orientamenti spirituali del nostro tempo e conferiscono alla loro problematica una legittimità che sembrava perduta.»

Hermann Broch, «Il Male nel Sistema di Valori dell'Arte», in Il Kitsch

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