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terça-feira, 11 de outubro de 2011

L'errore radicale

«La legge della connessione esprime in generale la supremazia del necessario nella struttura del logos. Questa supremazia, che viene consolidata e ribadita tirannicamente dal vincolo deduttivo, raccoglie agglutinandoli assieme glioggetti astratti già costituiti, cosicché l'essere e la verità che da questi conseguivano vanno perdendo, nel movimento discendente, il primitivo carattere di istantaneità, e il loro richiamo all'immediatezza risulta sempre più sbiadito e sfocato. L'essere e la verità diventano "scientifici", strumenti di una costruzione - sopraffatti come sono dal necessario - e semplici designazioni di un oggetto astratto.
In questa tendenza c'è un elemento degenerativo. La spinta del necessario porta a falsificare la natura dell'espressione. Già si è accennato all'illusorietà connessa al trasferimento della necessità discendente entro la sfera delle espressioni prime. Tutto à apparenza, ma l'illusione è apparenza nell'apparenza. Il controriflusso è invero un tentativo di duplicazione dello slancio primario dell'espressione: attraverso la doppia inversione del riflusso edella deduzione, quest'ultima si trova a ripercorrere la stessa direzione delle espressioni prime. Ma tale parvenza di vita sorgiva opera illusoriamente, poiché la comistione di giuoco e violenza à sostituita dal gioco incontrastato della necessità.
Non un errore dell'individuo, che appartiene al logos spurio, bensì un errore radicale è alla base di questa illusione. L'oggetto aggregato, che era stato prodotto da quella commistione, in cui andava prevalendo la necessità, viene poi, viene poi riconosciuto in modo sbrigativo, nella costruzione deduttiva, come formato esclusivamente dalla necessità. E dove l'errore risulta più deformante, e più indecifrabile, è nel tessuto delle espressione prime e dei loro ricordi diretti; qui l'inversione graduale del nesso della causalità trasferisce all'indietro - interpolando una preesistenza sostitutiva - gli oggetti integrati, o addirittura gli universali e gli oggetti composti: Così il ricordo dell'attimo è interpretato, ricostruito come un oggetto necessario: tale è l'opera dell'erore radicale. Il mondo del divenire, della storia, dell'azione si fonda su questo errore, e perciò lo chiamo illusorio. Difatti l'attimo esce da un nesso espressivo in cui giuoco e violenza sono inscindiblimente intrecciati, e il ricordo dell'attimo da uno in cui contingente e necessario sono inviluppati in un'identica commistione: sostituirli con oggetti prodotti dal vincolo della necessità è dunque una falsificazione radicale. Eppure questa è nella natura del logos: ogni espressione viene spogliata del suo elemento  di giuoco, ovunque si realizza una fagocitazione del contingente per opera del necessario. Prima che si giunga alle rappresentazioni astratte, nel paesaggio tra ciò che viene espresso e la sua espressione è inafferrabile le sfumatura manifestante di giuoco e di violenza, e certo non c'è ancora nessuna decisione a favore dell'uno o dell'altra: questa incertezza segreta è il fremito della vita.»

Giorgio Colli, Filosofia dell'espressione

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