«Qualunque giudizio si porti sull'assenza di passione politica, tante volte notata, biasimata e variamente lumeggiata nel Goethe, mi sarà lecito dire che io ho sentito come singolare ventura che tra i sublimi poeti, fonti perenni di alti conforti, ce ne sia pur uno, il quale, sebbene esperto quanto altri mai in ogni forma di umanità , mantiene l'animo fuori e sopra gli affetti politici e le necessarie contese dei popoli. Questa ventura, com'è noto, non poté godere il nostro Carducci, quando, nell'ansia patriottica, nel furore delle lotte di parte, rivoltosi a commentare il Petrarca («Messer Francesco, a voi per pace io vegno...»), anche dal Canzoniere udí uscire voci che lo riconducevano alle immagini dalle quali cercava stornarsi, gli rinnovavano la puntura che si era provato, per qualche istante, di acchetare.
Rileggendo dunque, in cupi giorni della guerra mondiale, le opere del Goethe, ne trassi lenimento e rasserenamento, quale forse da nessun altro poeta avrei potuto in pari misura; e ciò m'invogliò a mettere in carta alcuni concetti critici che intorno ad esse mi erano risorti spontanei e che mi avevano sempre guidato a bene intenderle.»
Benedetto Croce, Goethe
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