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segunda-feira, 7 de maio de 2012

Misticismo storico e simbolo artistico

«I concetti mistici possono avere due origini; fondarsi su un'intensa e luminosa conoscenza interiore, oppure sorgere come espedienti d'emergenza (pseudo-mistici) da impiegarsi ogni qualvolta la visione naturalistica non basta più. Quale di queste due origini si deve attribuire al concetto di «spirito del tempo»? Ridotta alla sua più nuda realtà effettuale un'epoca non è altro che una sezione spazio-temporale del mondo storico, delimitata da date d'inizio e di fine. È riempita da milioni e milioni di esistenze umane per lo più anonime, da miriadi e miriadi di anonime azioni, motivazioni e forze umane ma anche da un'infinità di pensieri verità ed errori umani non meno anonimi. Questo inafferrabile conglomerato di eoni, questa anonima quotidianità del tempo, rappresenta l'epoca, è l'epoca. Ma come può un simile coacervo penetrare nella coscienza dell'uomo? Può forse essere abbracciato con lo sguardo? Il fiume del divenire, il fiume di storia viva, vissuta, concreta che attraversa l'epoca è non meno anonimo dell'epoca stessa e non si cura né della sua data d'inizio né di quella della sua fine, né di «uno stile dell'epoca», né infine di qualsiasi altro segno. Esso non è che una corrente di «effetti» concreti che afferra l'uomo prevalentemente con impulsi fisici, spesso con quelli psichici, raramente con quelli concettuali, spingendolo a compiere questa o quelle azione. Per quanto grande e possente, per chi la vive l'epoca non è che una ristretta cerchia di «fatti»; malgrado i giornali e la radio, essa si trova in una condizione di «inconoscibilità organica.»

Hermann Broch, Riflessioni sul problema della morte delle civiltà

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