Antonio Tabucchi, Lettera a un amico
Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Anche in una società più decente di questa, mi sa che mi troverò a mio agio e d'accordo sempre con una minoranza. (Nanni Moreti)
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sábado, 2 de fevereiro de 2013
Menzogna
«"... svariate missive di lettori e lettrici, a proposito do Si sta facendo sempre più tardi, secondo i quali avrei raccontato la loro storia, perché si erano riconosciuti in questa o in quella lettera. E fin qui, passi. Hai voglia di appellarti alla cosiddetta 'autonomia del testo' o a certe geniali battute del Gadda: la letteratura sarà sempre uno specchio dove riconoscerti, se ti cerchi, o soprattutto se non hai altre uscite. Ma figurati che un signore, credo uno scienziato del ramo medico che vive negli Stati Uniti e che assicura di avermi conosciuto a Genova vent'anni fa, ha scritto una lettera al regista Fernando Lopes dove pretende che la sua figura (di lui, il medico) mi sarebbe servita per il personaggio di Spino, abbassando però il livello sociale e profissionale. Spino in realtà sarei io, perché dentro la sua pelle ci avrei infilato il me stesso di allora, un uomo di un pessimismo funereo, dice, praticamente nichilista, privo di teoretica e soprattutto senza ideali né speranza. So già cosa mi risponderesti: e il padrone della Tabaccheria ha sorriso. D'accordo, però a quel signore direi volentieri che se Spino sono io, ma in fondo ci si riconosce lui, ebbene, non è vero soltanto che quando si scrive l'Io è un altro, come ci insegnano. È un altro anche lui, finalmente, e che non se la prenda troppo; qualcuno gli ha fatto cambiare pelle, una volta nella vita. Vita che sarà anche brillante, soddisfacente e di prima classe, mas questo non elimina la monotonia. Io l'ho fatto viaggiare in terza classe, anche se per poche pagine, ma grazie a me ha fatto un'esperienza che forse in vita sua non avrebbe mai fatto. Insomma, un'autobiografia altrui, se così posso dire, fatta da un mio lettore, che a suo modo è una poetica a posteriori anch'essa, e che certo non mi lascio scappare, perché merita un suo posto fra queste mie poetiche a posteriori tendenzialmente illogiche, carenti di deontologia, cariche di false memorie e false volontà, messaggere di un senso che ci sforziamo pateticamente di dare poi a qualcosa che avvenne prima. Vedrai: ipotesi vagabonde, nomadi e soprattutto arbitrarie, alle quali non si addice nessuna filologia. E che sono soprattutto un pretesto per parlare di libri altrui. Credo sia questo il senso delle pagine che ti mando, pagine che valgono per quello che valgono, a parte il valore che ha la menzogna, volontaria o involontaria che sia. Perché la menzogna ha comunque una certa utilità: serve a definire i confini della verità".»
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